Sapevo che la mia storia non poteva non essere raccontata, sapevo che prima o poi il mio momento, il riscatto che in settecento anni non era ancora arrivato, di lì a poco sarebbe giunto e io sarei stata di nuovo libera, libera di vivere la mia vita come l’avrei dovuta vivere nel mio tempo, libera di scherzare, di crescere e di morire in tutta tranquillità.
Come premessa forse vi sembrerà un po’ macabra, ma solo perchè è questo l’amaro della mia morte. Quei pochi anni di vita che mi sono stati concessi, però, sono stati meravigliosi, vissuti nella più completa gioia e nell’amore della famiglia.
Non voglio raccontarvi la mia morte, non ancora. Prima dovete sapere come sono riuscita ad impugnare una penna per scrivere su questo foglio di carta, così lo chiamano gli uomini contemporanei.
Io sono Matilde, o forse è meglio dire ‘ero’ poiché il corpo che mi ospita ha un nome diverso dal mio, Aliena. La mia età? Non la saprei dire, io vago in questo rudere da sette secoli, sono solo consapevole di questo; la mia età l’ho dimenticata. Ma ho visto che Aliena e la sua amica hanno indetto una serata speciale, qualche tempo fa, c’era un dolce, una…torta e sopra c’era il numero 18; perciò suppongo che l’età effettiva della mia ospitante sia di 18 anni.
Al mio tempo ero l’unica figlia di una nobile famiglia, adesso invece sono una ragazza che sogna un giorno di diventare una veterinaria.
Fu un’eclissi quella che mi ridette la vita; esatto, proprio questo fenomeno che al mio tempo non era affatto visto di buon occhio; Aliena e la sua amica Danielle avevano avuto il coraggio di entrare in un rudere abbandonato da secoli che tutti evitavano. Il solo fatto che avessero varcato la soglia della mia casa mi fece capire che loro era quelle che stavamo aspettando, che per me Aliena era la persona adatta a ridarmi una vita, una vita da semi parassita, se la vogliamo definire così, ma pur sempre una vita.
La luna, quella sera piena, una sfera luminosa che si stagliava contro il manto stellato del cielo, venne oscurata, improvvisamente. Sapevo, non so per quale motivo, che quello era il mio momento. Fu un attimo: mi avvicinai alle spalle della ragazza ed entrai dentro il suo corpo.
Io personalmente non sentii nulla, ma ora, dentro quel nuovo corpo, potevo percepire i sentimenti e tutte le sensazioni che Aliena provava. Lei non si accorse della mia entrata nella sua vita, o meglio, non capì cosa fosse quel brivido che la percorse in un secondo.
Non si sentiva cambiata, non in quel momento. Adesso potrebbe dire di essere un persona diversa, ed in parte lo è. Ma lei non ha nemmeno la più lontana idea del segreto che in lei, adesso, è custodito.
Aliena;
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