Fortunatamente sono riuscita a ritagliarmi un pò di tempo per la scrittura ed eccomi qui a condividere con voi la seconda parte di "The knigh and the butterfly", questa volta interamente dedicata al bel Christian.. vi confesso che nella mia mente ho associato il suo volto a quello di un personaggio celebre, ma preferisco tenervi ancora sulle spine.
Questa seconda parte non farà altro che confondervi le idee, ma servirà anche a farvi capire che non volevo copiare nessuna delle storie già sentite, visto che in altri libri o film abbiamo conosciuto di amori tragici nei quali lei è gravemente malata.
Spero di cuore che vi piaccia e che mi lasciate un vostro parere, le critiche sono ben accette.
Buona lettura.
The knight and the butterfly (2)
The storm
Christian una volta lasciato
l'appartamento si appoggiò contro il gelido muro dell'abitazione,
inspirò l'aria a pieni polmoni, malgrado fosse fine maggio la
temperatura quella sera era piuttosto bassa.
Le parole rassegnate di Sara
riecheggiavano nella sua mente, fu come se un rovo di spine crescesse
dentro di lui lacerandogli la carne.
Per due settimane aveva finto che
niente fosse cambiato, ma quella farsa non era più riuscito a
portarla avanti. Si sentiva un mostro per essersela presa con colei
che in questa situazione avrebbe pagato il prezzo più alto: la sua
stessa vita. Eppure non era riuscito a contenersi, poiché tutto ciò
lo stava distruggendo.  Se le cose fossero andate male, e lui non
riusciva nemmeno a contemplare una simile possibilità, avrebbe perso
ciò che aveva di più caro al mondo: Sara.
Grazie a lei finalmente aveva trovato
un posto da chiamare casa, e questo significava molto per uno che la
propria casa l'aveva dovuta abbandonare quando non era che un
bambino.
Era disposto a tutto pur di salvarla,
persino risvegliare i fantasmi di un passato che credeva sepolto per
sempre. Non c'era attimo da perdere, iniziò a correre velocemente.
La pioggia in un primo momento cadeva
delicatamente, quasi impercettibile. 
Poi si alzò il vento, sempre più
impetuoso, sembrava che urla strazianti provenissero dalle montagne
situate alle spalle di quella cittadina in riva al mare.
Un lampo illuminò la notte. Dopo fu la
volta di un forte tuono, come un corno suonato pochi istanti prima di
una battaglia, annunciò l'imminente temporale. 
La tempesta travolse Christian: la
t-shirt fradicia era divenuta una seconda pelle, le scarpe erano due
pozzanghere, i capelli grondanti d'acqua si erano incollati al volto,
continuamente si passava una mano sugli occhi perché le ciglia
imperlate di goccioline gli impedivano di vedere bene.
Le vie erano deserte, e se pure il
nubifragio poco prima avesse colto qualcuno alla sprovvista, quel
qualcuno era tornato prontamente a casa.
Christian  vedendo i lampioni sul
lungomare lampeggiare sperava non si spegnessero, altrimenti intorno
a lui non ci sarebbero state che tenebre, poiché la luna era
prigioniera di una coltre di nubi scure.
Ansimante arrivò sulla passerella del
porticciolo. Lì non vi erano che imbarcazioni di pescatori così
fragili e mal ridotte che quella tempesta avrebbe potuto distruggerle
facilmente se non ci fosse stato il muro in cemento che sorgeva dalle
acque a loro protezione. 
L'unica barca che stonava con le altre
era la sua: una barca a vela dallo scafo blu metallico e dalle vele
bianche , dono dell'uomo che per sua natura avrebbe dovuto ucciderlo
ma che in realtà si era preso cura di lui, come se fosse sangue del
suo sangue.
Christian saltò a bordo, si diresse
subito sotto coperta dove non vi era che una cabina con letto,
scrivania, un fornello con frigo ed un minuscolo bagno. Negli ultimi
anni aveva vissuto lì, veleggiando in solitaria.
Da sotto al letto prese uno scrigno di
metallo, lo poggiò sulla trapunta. Pensava che quel momento non
sarebbe mai giunto. I suoi genitori in passato si erano augurati che
il loro amato figlio non fosse costretto a rendersi visibili a
coloro, che per sua fortuna, per tutti quegli anni lo avevano creduto
morto. 
Non poteva fare diversamente, quella
era l'unica possibilità di salvare Sara.
Si tolse il laccio che aveva intorno al
collo, impugnò la chiave color bronzo, ad esso legata, e la inserì
nel lucchetto, quando la ruotò nella serratura si sentirono
molteplici ingranaggi muoversi sotto la superficie metallica. Una
volta sollevato il coperchio vide che al suo interno non vi era
niente ma sapeva che quello non era nient'altro che un trucco.
- Feris mostrati – era la seconda
volta che pronunciava quel nome, la prima volta lo aveva detto la
sera della cerimonia della vocazione, quando un potere immenso lo
aveva investito. Quel potere, però, non lo aveva mai sviluppato,
poiché per salvare la sua vita e quella di molti altri, aveva dovuto
rinunciare all'addestramento e rinnegare la sua vera natura.
Lui era diverso dagli altri della sua
specie.
Malgrado non si fosse mai servito del
suo dono l'incantesimo riuscì poiché due oggetti apparvero
all'interno dello scrigno: un violino ed una scatola argentata.
Christian prese la custodia del violino
tra le mani, il legame con lo strumento non era stato affatto reciso,
lo percepiva chiaramente. Fu come se qualcosa che era rimasto
addormentato per troppo tempo si stesse risvegliando in lui. 
Quello che stava per fare lo emozionava
perchè gli avrebbe consentito di riabbracciare ciò che realmente
era, ma al contempo lo spaventava poiché dopo non sarebbe più
potuto tornare indietro. Aveva avuto l'occasione di vivere una vita
umana, ma ora si vedeva costretto a rinunciarvi. Ora doveva rinascere
non per la seconda volta, bensì per la terza volta.
Preso lo strumento ed il secondo
contenitore tornò sul ponte: il temporale lo investì con forza, il
vento impetuoso sembrava volerlo far rotolare giù per le scale,
obbligandolo a stare sotto coperta per impedirgli di rendere vano il
sacrificio che i suoi genitori avevano fatto per lui. 
Christian, però, la sua decisione
l'aveva presa.
Scese dalla barca e si diresse sulla
spiaggia deserta. Posò la custodia dello strumento lì dove le onde
del mare non giungevano. Non poteva salpare con quel tempo, aveva
bisogno di tutta la concentrazione possibile, e non sarebbe stato
facile mantenerla con la barca in balia del mare. 
Christian aprì il contenitore più
piccolo. Dopo aver preso ciò che c'era al suo interno lo lasciò
cadere. Stringeva tra le mani una boccetta di vetro contenete un
liquido nero. L'uomo che aveva preparato quel siero appositamente per
lui gli aveva raccomandato di berlo solo in caso di estrema
necessità, poiché quel liquido avrebbe potuto ucciderlo. Il giovane
non aveva nessuna intenzione di morire. Non avrebbe mai lasciato Sara
a combattere la sua battaglia da sola, nei momenti bui che oramai si
profilavano sull'orizzonte delle loro vite lui le sarebbe stato
accanto.  Christian era certo che sarebbe sopravvissuto.
Tolse il tappo dalla boccetta. Il
contenuto aveva un odore nauseante, prima di berlo alzò lo sguardo
verso il cielo che quella notte non esitava a placare la sua ira:
- Madre, padre perdonatemi – detto
questo bevve il siero.
Lasciò cadere la boccetta sulla
spiaggia bagnata. Sentì come se un fiume di lava  si stesse
diffondendo in tutto il corpo. Poi si portò entrambe le mani alla
gola, non riusciva a respirare: stava soffocando.
La mancanza d'ossigeno in circolo mutò
il colore del suo viso. Chiuse le palpebre con forza, cercò di
ritrovare il controllo di sé focalizzandosi su un unico pensiero:
Sara. Gli apparve l'immagine di lei nelle tenebre della sua mente: i
boccoli castani adagiati sulle spalle, i lineamenti delicati, le
labbra sottili come due petali ed egualmente così invitanti per lui.
Infine guardò i suoi occhi, avrebbe preso volentieri il largo con la
sua barca se il mare in tempesta da solcare fosse stato quello
contenuto al loro interno. Tossì, stava riprendendo a respirare. Il
bruciore diramatosi in tutto l'organismo non cessava. Un dolore
tremendo proveniente dal cuore lo fece cadere in ginocchio. La mano
destra stringeva la stoffa della maglia all'altezza del cuore, la
sinistra premeva contro la sabbia. Sentiva il suo battito accelerato
contro il palmo della mano, ed improvvisamente silenzio. Il suo cuore
si era fermato. Christian era immobile, inginocchiato sulla spiaggia
con il capo chino, una mano ancora sul petto. Il temporale continuava
ad imperversare intorno a lui, ma niente, non si muoveva. Sembrava
pietrificato.
Dopo qualche minuto il cuore riprese a
pulsare. Vita, morte e vita si erano avvicendate in lui come mai
prima di allora era successo ad un altro essere vivente.
L'incendio che pochi istanti prima era
divampato in lui sembrò placarsi.
Chrstian sollevò le palpebre, le sue
pupille prima di un marrone caldo e dai riflessi dorati erano
divenute di un viola cupo. Quelli non erano occhi umani.
La trasformazione stava avvenendo in
lui. Si alzò in piedi. Era pronto.
Spero di cuore che vi sia piaciuto, alla prossima :*
 
 
Ciao,
RispondiEliminati ho trovata per caso e per caso mi sono imbattuta in questa tua storia.
Mi è piaciuta e desiderei leggerne il seguito.
Complimenti per la scrittura.
Mi sono piaciuti molto i primi due capitoli.
Attendo il prossimo.
A presto.
Stef
ciao stef sono contenta che il caso ti abbia portato sul mio blog.
Eliminagrazie di cuore dei complimenti, significa tanto sapere che qualcuno apprezza ciò che scrivo.
spero che continuerai a seguire la storia, ci sono in serbo tante sorprese. se vuoi essere sempre aggiornata su quando pubblico i capitoli puoi seguirmi su facebook.
a presto, e grazie ancora :)